25 consigli per il Black History Month

25 consigli per il Black History Month

Libri, film, spettacoli, mostre e album, selezionati da TIME.

A cura di Amerigo Liberale

Per celebrare il Black History Month, il settimanale TIME ha selezionato 25 opere, che vi riproponiamo qui di seguito, che definiscono il cosiddetto Rinascimento Nero. Come spiegato dallo scrittore Ibram X. Kendi, si tratta del periodo artistico attuale, nel quale la comunità afroamericana reclama il bisogno di amarsi e accettarsi liberamente e senza rimorsi.

Nella scelta delle opere si è guardato agli ultimi sei anni circa, durante i quali gli artisti neri hanno richiamato l’attenzione come non mai. La redazione del TIME, aiutata da un panel d’eccezione composto da attori, scrittori, cantanti e comici afroamericani (nella foto sopra), ha vagliato centinaia di lavori per poi arrivare alla selezione finale. Tra serie tv, libri, film, album e tanto altro, le opere di questa nuova corrente sono definite dalla loro portata e dalla loro diversità: una raccolta di capolavori che hanno scosso la cultura americana.

Abbiamo suddiviso i consigli in 4 categorie: film e serie TV, musica, show e mostre e libri.


Film e serie TV

Black Panther, di Ryan Coogler (2018)

Il film di Ryan Coogler non solo fa parte del Marvel Cinematic Universe, ma rappresenta un universo a sé stante più ampio. Il mondo immaginario di Wakanda è costituitointeramente da persone nere e rappresenta un ideale utopico di successo e unità. I vestiti e i palazzi dal design afro-futuristico sono già diventati simboli di originalità, coraggio e speranza per l’intera comunità afroamericana. Infine, Black Panther lascia il ricordo di un talentuoso attore nero, Chadwick Boseman, che con grazia e calore ha legato per sempre il suo nome a quello del supereroe africano.

When they see us,di Ava DuVernay - Netflix (2019)

La miniserie Netflix di Ava DuVernay racconta una storia esemplare di ingiustizia del sistema americano. Cinque persone nere e ispaniche – tra cui ragazzi di 14 anni – vengono ingiustamente arrestati e accusati di aver aggredito e stuprato una ragazza in Central Park a Manhattan. Solo dopo la confessione del vero assalitore vengono scagionati, ma senza poter porre rimedio all’errore commesso. La serie evidenzia come il razzismo sistemico possa distruggere più di una famiglia ma soprattutto ci dice che gli stessi ragazzi - conosciuti come Central Park Five - sono stati delle vittime nel racconto della vicenda.

I may destroy you, BBC/HBO (2020)

La talentuosa autrice britannica Michaela Coel ha scritto e interpretato questa serie semi autobiografica. La storia è quella di Arabella, una giovane scrittrice londinese che si accorge di essere stata drogata e stuprata. L’originalità del racconto si nota da come la protagonista si interroghi sulla propria esistenza di donna, nera, millennial e artista oggigiorno. Arabella è rappresentata con le proprie complessità e si trova immersa in una serie di scenari verosimili dove le differenze tra consenso e rifiuto appaiono sono sfocate e complicate. Un’opera di femminismo nero nella sua forma più ambiziosa.

Pose, FX (2018) - Netflix

La serie tv targata FX ambientata nella New York degli anni ’80 è diventata un’icona della “Ball Culture”, quella sottocultura della comunità LGBTQ che ruota attorno a competizioni (appunto i Ball) nelle quali i partecipanti si sfidano ballando e sfilando con abiti e movenze volutamente appariscenti. Per la prima volta si è dato infatti spazio a scrittori, produttori, attori e registi LGBTQ – come l’attore Billy Porter –, ma soprattutto i personaggi della storia hanno un loro spessore e non sono solo caratterizzati dalla loro identità sessuale. Se da una parte vengono trattate materie difficili, come la crisi dell’AIDS, il bigottismo e l’appropriazione culturale, la serie riporta alle luci della ribalta il glamour della cultura Ball, raccontato finalmente dai suoi protagonisti.

Scappa - Get out, di Jordan Peele (2017)

Nel 2017 Jordan Peele debutta alla regia in grande stile: il suo film horror Get Out gli vale il premio Oscar come Miglior sceneggiatura originale e altre tre nomination. Nel film il protagonista, un ragazzo nero, incontra i genitori della sua fidanzata, che apparentemente sembrano la classica famiglia progressista bianca, ma che in realtà nascondono un oscuro segreto. Get Out è sia un’allegoria sul modo in cui i bianchi si sono storicamente appropriati della cultura nera per trarne profitto, sia l’espressione delle difficoltà che emergono quando si parla di divisioni razziali negli Stati Uniti.

O.J.: Made in America, di Ezra Edelman (2016)

Il documentario in cinque parti sul caso OJ Simpson di Ezra Edelman è stato premiato con l’Oscar al Miglior Documentario nel 2017. La storia delinea come il carattere dell’atleta americano si sia scontrato con il processo per omicidio, dando una svolta inaspettata alla sua fama e al rapporto che il pubblico aveva con lui. Soprattutto, il documentario restituisce la visione della Los Angeles di allora, con le sue tensioni e il razzismo delle sue forze di polizia.

Time, di Garrett Bradley (2020) - Prime Video

Time è un documentario che racconta la storia della famiglia Richardson, della loro battaglia contro l’incarcerazione di massa e della loro lotta per ricongiungersi con un proprio caro. Se da una parte il “tempo” è quello da scontare, ovvero la condanna di 60 anni per Rob, dall’altra c’è il tempo perduto, che sua moglie Sibil raccoglie in un archivio di attimi di quotidianità. La regista Garrett Bradley assembla questi due filoni, concentrandosi sulla dura sentenza di Rob e sull’impatto che ha avuto sulla sua famiglia. Con questo lavoro Bradley è diventata la prima donna nera a vincere il premio come Miglior regia per un documentario al Sundance Film Festival.

Atlanta, FX (2016) - Sky/NowTv

La serie tv ideata e interpretata da Donald Glover rappresenta un unicum nel panorama televisivo americano. Tra surrealismo e realismo, il protagonista è un padre sfortunato che cerca di reinventarsi come manager del suo cugino rapper. Il genio di Donald Glover si mostra senza filtri e ci trasmette una profonda e multiforme analisi delle questioni razziali, della violenza quotidiana e della industria dell’intrattenimento in un Paese dove questi aspetti sono fortemente intrecciati.

Moonlight, di Barry Jenkins (2016)

Il film di Barry Jenkis sbancò gli Oscar del 2017 assicurandosi tre statuette: Miglior attore non protagonista, Miglior sceneggiatura non originale e Miglior film. Oltre al successo per la critica, il film è degno di nota per essere la celebrazione della pelle nera. Come spiega il regista Barry Jenkins, solitamente a Hollywood si applica della cipria sulla pelle per attenuarne luce; ma in Moonlight, la pelle dei protagonisti è cosparsa d’olio. Questa scelta, basata sui ricordi dell’infanzia del regista, restituisce finalmente la naturalezza e la vivacità della pelle nera sul grande schermo.

Insecure, HBO (2016)

La serie TV Insecure, tratta dalla web serie Awkward Black Girl, è la consacrazione artistica di Issa Rae, una delle migliori artiste del panorama nero contemporaneo. Raccontando le storie quotidiane della protagonista e della sua migliore amica, il messaggio che ci arriva è preciso: l’esperienza afroamericana non può essere definita come monolitica. I personaggi della serie affrontano esperienze diverse e ci appaiono come singoli individui in una società che spesso non li percepisce come tali. Ma soprattutto, Insecure parla del mondo di una donna nera che cerca di costruirsi una vita, tra amicizie e relazioni sentimentali.


Musica

Lemonade, di Beyoncé (2016)

Nel 2016 giravano molte voci sul conto di Beyoncé, dalle critiche alle sue posizioni politiche ai pettegolezzi sul matrimonio con il rapper Jay-Z. Il suo visual album Lemonade, uscito proprio quell’anno, parte da queste voci, ma va molto oltre. Attraverso un inedito mix audiovisivo, Beyoncé racconta la sua storia tra l'autobiografia e il mito, mischiando alla tragedia il glorioso immaginario della comunità afroamericana. Al centro c’è lei, che con perseveranza cerca di combattere la discriminazione quotidiana, con una storia simile a quella di tante donne nere del Sud. Il brano finale dell’album, “Formation”, considerato un brano contro la violenza delle forze dell’ordine, ha segnato un punto di svolta nel panorama artistico americano, responsabilizzando il lavoro degli artisti che da allora sfruttano la propria fama per condividere precisi messaggi politici.

A seat at the table, di Solange Knowles (2017)

Nel suo terzo album A seat at the table, Solange Knowles afferma serenamente la propria appartenenza alla cultura nera. Le musiche dal tono funk e soul sono intermezzate da poesie che l’artista inserisce per riflettere sulle proprie radici afroamericane, ma anche da racconti di episodi personali narrati dai genitori della cantante. Oltre a segnare la crescita di Solange, le canzoni dell’album ci raccontano la gioia, il dolore e il piacere di essere una donna nera negli Stati Uniti.

To pimp a butterfly, di Kendrick Lamar (2015)

L’importanza del terzo album in studio di Kendrick Lamar To Pimp A Butterfly risiede nell’impatto immediato che ha avuto nella cultura di massa. Per esempio, il movimento Black Lives Matter ha fatto diventare il singolo Alright un grido di battaglia, un inno contro la violenza della polizia. Ma l’album è molto di più: il sapiente mix di hip-hop, jazz e R&B conferisce alle canzoni nuove sfumature ogni volta che le si ascolta. La bravura di Kendrick Lamar sta proprio nella sua capacità di affiancare messaggi semplici e complessi, folkloristici e d’avanguardia, personali ed universali, raccontando in 80 minuti una vivida riflessione della cultura urbana nera.

Ctrl, di SZA (2017)

La timidezza e l’onestà dell’album di esordio dell’artista SZA l’hanno reso un punto di riferimento per una giovane generazione alle prese con le proprie ansie. Con Ctrl, SZA entra anche a far parte di un rumoroso gruppo di cantautrici nere che riescono a parlare senza filtri al proprio pubblico. SZA si mette a nudo, racconta storie di problemi di salute mentale, del desiderio sessuale, dell’insicurezza del proprio corpo e di aspirazioni mal riposte. Un disco intimo, che scardina sia le convenzioni del genere R&B, fondendo invece hip-hp, neosoul ed elettronica, sia le convenzioni sociali, permettendo alle giovani donne nere di accettarsi per come sono.


Show, spettacoli e mostre

Savage X Fenty Show, vol. 1 (2019) - Prime Video

Che Rihanna sia un punto di riferimento nel mondo della moda e della bellezza è ormai una certezza. La sfilata dedicata al suo brand di lingerie Savage X Fenty Show, vol. 1 ne è un chiaro esempio, ma è molto di più. Grazie al variegato casting di modelle e modelli di diverse taglie ed etnie, Rihanna cerca di rovesciare i canoni di bellezza contemporanei presentando uno show di alto profilo pieno di apparizioni e spettacoli. L’evento body-positive è ora anche disponibile su Amazon Prime Video.

Slave Play, di Jeremy O. Harris (2018)

Nel suo debutto a Broadway, Jeremy O. Harris porta in scena uno spettacolo di successo, nominato a 12 Tony Awards. Slave Play affronta la dura eredità della schiavitù, dei suoi effetti sul sesso e sul potere, attraverso la storia di tre coppie interrazziali. Le vicende cominciano nelle piantagioni del Sud, ma i temi trattati arrivano forti fino al presente grazie a innovative performance teatrali. Slave Play è in parte un esperimento psicologico e in parte una performance artistica innovativa che porta sui palchi di Broadway uno spettacolo mai visto prima.

Sweat, di Lynn Nottage (2015)

Quando per la prima volta Lynn Nottage mise in scena il suo spettacolo vincitore del Premio Pulitzer Sweat, nel 2015, Donald Trump era solo un candidato alle primarie del Partito Repubblicano. Tuttavia, i personaggi e l’ambientazione parlano proprio di quel Midwest povero e operaio che ha sostenuto l’elezione di Trump. La centralità dello spettacolo risiede nell’analisi delle radici politiche, sociali e culturali della povertà americana, e di come quest’ultima si scontri con le tensioni razziali: un ritratto umano di un’America fratturata.

I ritratti di Barack e Michelle Obama, (2018)

I due ritratti, situati nella National Portrait Gallery di Washington DC, sono senza dubbio importanti per ciò che rappresentano: la prima First Couple afroamericana dipinta da due artisti neri – Kehinde Wiley per il Presidente Obama e Amy Sherald per la First Lady. Dalla loro presentazione nel 2018, milioni di visitatori hanno potuto osservare il dipinto del 44° Presidente al fianco dei ritratti dei Padri Fondatori, ma anche dei Presidenti schiavisti. Oltre alla loro portata storica, i ritratti stessi sono notevoli anche dal punto di vista artistico. Ad esempio, nello sfondo floreale del Presidente sono presenti fiori simbolo dei luoghi della sua vita, mentre il vestito indossato da Michelle Obama è un omaggio al modernismo di Mondrian e al collettivo artistico femminile Gee’s Bend (un gruppo formato da donne discendenti da schiave dell’Alabama).

La Shopping Bag di Telfar (2014)

Nel 2014 il designer liberiano-americano Telfar Clemence ha lanciato sul mercato una borsa di pelle vegana dal design minimal, inclusiva e genderless. La borsa ha raggiunto incredibile fama in poco tempo, diventando un’icona nella cultura pop, dato anche il prezzo accessibile rispetto alla concorrenza (se ne trovano vari modelli da $150 a $257). Proprio l’accessibilità è diventata centrale nella campagna di promozione della borsa. Dopo aver esaurito le scorte durante l’estate 2020 sono comparse su internet numerose offerte degli articoli rincarati fino al 75%. Ciò ha spinto Telfar a introdurre il programma “Bag Security”, che permette ai clienti di preordinare e proteggere la borsa scelta al momento del lancio sul mercato. In questo modo, la Shopping Bag diventa un indicatore di un futuro del mondo della moda più inclusivo, incarnando a pieno il motto dell’azienda: “Not for you – For everyone”.

https://shop.telfar.net/collections/shopping-bags


A Sublety, or the marvelous Sugar Baby, di Kara Waker (2014)

Si tratta di una scultura alta circa 10 metri che raffigura una raccoglitrice di canna da zucchero afroamericana, dai tratti somatici stereotipati ed esagerati, nella posa di una sfinge. Si tratta di una cifra stilistica tipica dell’arte di Kara Walker, che in questo modo presenta al grande pubblico i dolori e le violenze subite dagli afroamericani durante la schiavitù. Quando l’opera è stata esposta a Brooklyn nel 2014 non sono mancati spettatori che ironizzavano sulla statua e facevano foto oscene. In merito, Walker ha difeso il suo progetto e ha di conseguenza dimostrato che il peccato originale della discriminazione razziale non è svanito con l’abolizione della schiavitù.


Libri

The Hate U give, di Angie Thomas (2017)

La sedicenne Starr Carter vive in un quartiere a maggioranza nera e frequenta una scuola a maggioranza bianca. L’equilibrio tra questi due mondi crolla quando assiste all’omicidio della sua migliore amica Khalil. Pubblicato nel 2017, il libro The Hate U Give è diventato subito un successo editoriale dimostrando che il libro di Angie Thomas parla ad una società che ha bisogno di storie come questa. Il libro è stato tradotto in italiano e ne è stato tratto il film Il coraggio della verità diretto da George Tillmann Jr.

Heavy, di Kiese Laymon (2018)

Heavy, il libro autobiografico di Kiese Laymon, esamina la relazione amorosa più complessa della vita di un uomo: quella con la propria madre. Attraverso una instancabile ricerca della verità, l’autore scava nei segreti che ciascuno si nascondeva l’un l’altro mentre vivevano insieme. Oltre a dipendenze, disturbi alimentari, abusi, furti e bugie, Laymon analizza il ruolo che le disuguaglianze e le violenze razziali hanno svolto nel provocare i loro traumi generazionali.

An American Marriage, di Tayari Jones (2018)

Un’altra storia di ingiustizia ci arriva dal romanzo di Tayari Jones An American Marriage. La vita dei giovani sposi Roy e Celestial crolla quando Roy viene condannato ingiustamente per un crimine che non ha commesso. Cinque anni dopo la sentenza viene annullata, ma ormai la loro vita ha cambiato passo e non possono tornare insieme. Sebbene la storia parli dell’ingiusta detenzione di Roy, l’autrice si concentra nel descrivere il dolore che i due protagonisti devono affrontare. Il libro ha riscontrato un notevole successo ed è stato inserito nella lista di letture estive del presidente Obama.

Between the world and me, di Ta-Nehisi Coates (2015)

Il giornalista Ta-Nehisi Coates esplora cosa significhi essere una persona nera negli Stati Uniti attraverso un’opera che mischia storia, reportage e autobiografia. Immaginando di scrivere una lettera al proprio figlio adolescente, l’autore cerca di dare un senso alla società in cui vive scavando nel proprio passato. Attraverso una prosa diretta, Coates si interroga sul significato di essere una persona nera in un Paese che tende a distruggerla. Il libro ha ottenuto un grande successo ed è stato tradotto e pubblicato in Italia da Codice Edizioni nel 2018.

Citizen, di Claudia Rankine (2014)

Il libro di Claudia Rankine è stato scritto ripensando al passato americano durante il quale il razzismo contro i neri pervadeva tutta la società. Citizen è una raccolta di poesie in prosa, monologhi e fotografie che documentano l’istituzionalizzazione del razzismo, dalle forze dell’ordine agli ambienti accademici allo sport. Rankine ci trasmette il peso psicologico che si paga quotidianamente di fronte alle oppressioni e alle aggressioni. Il libro è stato tradotto e pubblicato in italiano dalla casa editrice 66thand2nd nel 2017.