
Il gelido blackout del Texas
A cura di Amerigo Liberale
Tra i fatti che verranno ricordati alla fine di quest’anno ci saranno sicuramente le immagini di un Texas colpito da un’inedita coltre di neve. All’inizio di questa settimana, lo Stato della stella solitaria è stato toccato da una violenta tempesta che ha portato temperature glaciali in tutta l’area del Sud-Ovest. Milioni di persone si trovano in condizioni di emergenza, bloccate nelle proprie abitazioni senza acqua potabile e senza possibilità di scaldarsi. Intanto, la rete elettrica di tutto lo Stato è andata in tilt, portando a galla numerosi problemi di progettazione e di distribuzione, accrescendo così la gravità dell’emergenza in corso.
Le cause sono numerose e vanno dal cambiamento climatico alla gestione autonoma da parte dello Stato della propria rete elettrica, ma è certo che la scusa della straordinarietà dell’evento è valida solo in parte.

Innanzitutto, c’è il fattore meteorologico. Fenomeni come incendi, uragani, alluvioni e temporali stanno diventando via via sempre più frequenti e distruttivi a causa del riscaldamento globale. Come afferma John Schwarz, climatologo per il New York Times, anche questa tempesta glaciale può essere spiegata partendo dal fenomeno del riscaldamento globale. L’innalzamento delle temperature nell’emisfero settentrionale andrebbe ad indebolire la corrente che circonda il vortice polare. Di conseguenza, quando improvvise ondate di calore nella stratosfera colpiscono il vortice, l’aria artica può raggiungere le medie latitudini. In questo caso, in Texas si sono registrate temperature che hanno toccato i -18°C, con una differenza di circa -22°C rispetto alla media stagionale. Si tratta della sesta volta in vent’anni che si verifica un’ondata di freddo in questa parte degli Stati Uniti: una regione, quella a sud-ovest, che di certo non è preparata per queste temperature.
I limiti infrastrutturali del Texas sono usciti allo scoperto specialmente in questa occasione. A causa del tempo gelido, i texani ci hanno dato dentro con le loro stufette, portando la rete elettrica al sovraccarico. Contemporaneamente, le tubature degli impianti delle centrali elettriche a gas si sono congelate, numerose pale eoliche si sono ghiacciate e hanno smesso di funzionare e i generatori a diesel in giro per lo Stato hanno faticato a partire. Il collasso della rete è arrivato a lasciare più di quattro milioni di abitanti senza corrente elettrica nelle ore più critiche.
Oltre a non essere preparata per gestire temperature glaciali, la rete elettrica del Texas ha sofferto anche a causa del suo isolamento. Negli Stati Uniti esistono tre principali reti elettriche: una che comprende tutti gli Stati a Ovest delle Montagne Rocciose, una che comprende gli Stati ad Est delle Montagne Rocciose e una per il solo Texas. La rete texana è intenzionalmente tagliata fuori dal resto del Paese per motivazioni che ripercorrono ottant’anni di lotte tra lo Stato e il Governo federale. Dunque, quando in questi giorni si è presentata la necessità di ottenere ulteriore energia per coprire la domanda interna non è stato possibile rifornirsi dalle centrali al di fuori dei confini statali.
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Se da un lato il modello texano disincentiva la produzione di un sistema energetico di supporto in momenti di crisi, resta il fatto che dall’altro offre ai suoi cittadini energia elettrica a basso costo. Inoltre, a cavallo del millennio il Texas avviò numerosi progetti che hanno puntato molto sulla transizione ecologica del settore energetico, ponendosi obiettivi ambiziosi. Queste scelte, insieme alla caratteristica unicità della rete elettrica statale, hanno incentivato lo sviluppo di produzione di energia da fonti rinnovabili, con ottimi risultati.
Anche in questa situazione il dibattito politico sulle energie da fonti rinnovabili è diventato terreno di scontro tra democratici e repubblicani. Soprattutto questi ultimi hanno accusato le pale eoliche ghiacciate, e più in generale l’intero spostamento dell’industria verso questo tipo di fonti di approvvigionamento, come la causa principale dei blackout di questi giorni. Lo stesso governatore del Texas Greg Abbott è intervenuto in televisione per sostenere la necessità dei combustibili fossili, soprattutto in casi di emergenza. Un’analisi più approfondita rivela però che i danni maggiori sono stati causati dai problemi alle centrali a carbone, nucleari o a gas, e che l’energia ricavata dalle pale eoliche non supererebbe il 7% dell’energia prodotta durante questo periodo.

La ricercatrice Julie A. Cohn ci lascia alcune riflessioni sull’argomento. Se da una parte ci saranno di sicuro indagini e analisi per capire cos’è andato storto in Texas, dall’altra dobbiamo già prepararci per il prossimo evento estremo. Quest’ultimo consiglio è valido per tutte le stagioni, dal momento che a causa del riscaldamento globale ci saranno estati più calde e inverni più freddi. È dunque necessario puntare di più sull’energia da fonti rinnovabili e costruire un sistema energetico di riserva, magari chiedendo ai consumatori di pagare un po’ di più, per garantire la sicurezza della propria rete elettrica.
La crisi umanitaria, oltre a quella energetica:

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