La sfida per il 2022 e il 2024

La sfida per il 2022 e il 2024

I due partiti si preparano alle prossime tornate elettorali, mentre lo scenario demografico e politico si assesta sulla base dei risultati del censimento del 2020.

I due partiti si preparano alle prossime tornate elettorali, mentre lo scenario demografico e politico si assesta sulla base dei risultati del censimento del 2020.

A cura di Francesco Catalfamo e Anna Zambonin

Nonostante la recente conclusione del ciclo elettorale culminato con le elezioni nel 2020, la politica americana ha già puntato ai prossimi due importanti obiettivi: le elezioni di metà mandato nel 2022 e le elezioni presidenziali nel 2024. In ballo ci sono 33 seggi al Senato, tutta la Camera dei Rappresentanti e l'ufficio di molti governatori statali per i quali i due partiti si stanno preparando per affrontarsi il prossimo anno.

Con i Democratici che controllano 218 dei 435 seggi alla Camera e 50 dei 100 seggi al Senato, la sfida sembrerebbe totalmente aperta dal momento che tradizionalmente nelle elezioni di metà mandato il partito del presidente in carica perde alcuni seggi in entrambe le aule del Congresso. Anche in questo caso, secondo alcuni analisti i Repubblicani appaiono favoriti per la conquista della maggioranza alla Camera, mentre al Senato i Democratici potrebbero aumentare il numero dei seggi, soprattutto se si considerano i numerosi ritiri di senatori repubblicani in stati chiave e in stati vinti da Biden lo scorso anno. Tuttavia, risulteranno cruciali la presa di Trump sul Partito Repubblicano e la fiducia degli americani nei confronti di Biden a metà del suo mandato presidenziale.

Le elezioni di “Midterm” potranno essere un’anteprima per l'evento più importante, ovvero le presidenziali del 2024. A riguardo non si avranno candidature di peso prima del 2023, ma qualcosa si sta già muovendo e molto dipenderà dai risultati dell'anno prossimo. Intanto, i principali esponenti dei due partiti si stanno adoperando per sostenere i candidati del 2022 spendendo il loro nome in vista di una possibile candidatura alle presidenziali. Rimane però un'incognita: si candideranno Joe Biden e Donald Trump?

Joe Biden durante la sua prima conferenza stampa da Presidente, 25 marzo 2021 - (Evan Vucci/AP)

Se fino a poco tempo fa si credeva che Biden non si sarebbe candidato per il secondo mandato per lasciare spazio alla sua Vice Kamala Harris, durante la sua prima conferenza stampa tutto è cambiato, aprendo alla possibilità di ricandidarsi e bloccando chi poteva essere avvantaggiato da un suo ritiro.

I Repubblicani sono ben consapevoli di ciò che sta accadendo attorno a loro e si stanno muovendo in vista del 2022: da una parte facendo affidamento al censimento iniziato il 1 Aprile 2020 e dall'altra attuando una serie di manovre con lo scopo di limitare l’accesso al voto dei loro avversari. Analizziamoli con ordine.

Negli Stati Uniti il censimento non ha solo lo scopo di capire quante persone ci siano all’interno del paese in modo da stanziare i fondi pubblici agli Stati e alle contee, ma ha anche uno scopo politico, in quanto serve a cambiare i collegi della Camera. Ogni collegio deve comprendere lo stesso numero di persone e ad ogni censimento può capitare che uno stato guadagni o perda seggi se ha guadagnato o perso abitanti. Il censimento, inoltre, aiuta i partiti a ridisegnare i collegi a proprio favore attraverso una pratica chiamata gerrymandering. Si tratta di modellare i confini di un collegio elettorale nei modi più bizzarri, al fine di comprendere i quartieri favorevoli a questo o quel partito e garantirne la vittoria sfruttando il sistema elettorale maggioritario.

I dati del censimento non sono ancora completi, quindi risulta difficile stimare quali seggi potrebbe perdere Biden e quali potrebbe invece guadagnare il GOP. Ciò che sappiamo finora è che cinque stati che hanno votato per Biden nelle ultime elezioni presidenziali perderanno seggi alla Camera: New York, California, Pennsylvania, Michigan e Illinois.

Per quanto riguarda, invece, l’accesso al voto, dobbiamo invece capire cosa sta succedendo alla popolazione statunitense. Quelle che un tempo venivano chiamate “minoranze” ora non lo sono più e l’America sta diventando meno bianca ogni giorno che passa. Questo cambiamento non ha solo grandi conseguenze sociali, ma anche politiche. Le minoranze – neri, latini e asiatici – votano soprattutto per i Democratici. Questo avviene perché tra i due partiti è quello che rappresenta meglio i loro interessi, anche se non significa siano sempre in accordo con l’ala più progressista del partito. Seguendo questa tendenza è facile comprendere che i Repubblicani stanno diventando una minoranza politica. E se per assicurarsi delle vittorie future il loro programma politico dovrebbe cambiare, come ben sappiamo la base del partito ha deciso di attuare una linea più dura.

Dunque, il GOP si è domandato come possa vincere le elezioni senza cambiare però la propria linea politica, decidendo di attuare un piano tanto crudele quanto efficace: tenere lontano dai seggi le persone che non votano per il Partito Repubblicano. Ovviamente, questa strategia non è applicabile a tutti gli Stati e a tutte le persone, quindi si è deciso di attaccare i più deboli, che negli Stati Uniti sono soprattutto i poveri e i neri. Queste persone, che ingrossano le fila dei democratici, spesso vivono in condizioni disagevoli, non hanno mezzi per spostarsi o non hanno il tempo di andare a votare. Di conseguenza una legge che va a limitare il loro accesso ai seggi disincentiva ancora di più la loro partecipazione elettorale. E’ ciò che è accaduto in Georgia, Stato in cui Biden vinse per soli 11.779 voti nelle ultime elezioni, ma dove il governatore Brian Kemp è repubblicano. La legge in questione, firmata il 31 marzo, rende più difficile il voto per posta e il voto anticipato, introducendo un farraginoso processo di riconoscimento personale attraverso l’uso di documenti d’identità, che spesso le persone di colore non possiedono.

Il 6 maggio, il governatore della Florida Ron DeSantis ha firmato la legge sulle restrizioni di voto in diretta televisiva esclusiva per il canale conservatore Fox News.

Sulla stessa lunghezza d’onda, il governatore repubblicano Ron DeSantis ha firmato una legge per limitare il voto per posta in Florida. Secondo i promotori di questo provvedimento, l’obiettivo è di evitare che vengano usati i “drop Box” per raccogliere schede elettorali per il voto anticipato in modo fraudolento (una procedura che non è mai stata riscontrata). Nella pratica, l’accesso a queste cassette viene limitato, le famiglie che vorranno fare richiesta per il voto per posta troveranno numerosi ostacoli burocratici e anche chi si presenterà di persona al seggio non potrà essere rifornito di acqua e cibo mentre in fila (un’usanza comune negli Stati Uniti della quale si occupano associazioni apolitiche). Per quanto queste disposizioni puntino a scoraggiare il voto dell’elettorato democratico, l’effetto potrebbe ritorcersi contro gli stessi repubblicani dato che nelle elezioni di novembre il 34,5% dei conservatori in Florida hanno votato per posta.

Oltre alla Georgia e alla Florida, progetti di legge che limitano i diritti di voto sono discussi in altri Stati repubblicani come Texas, Iowa e Montana, ai quali si potranno aggiungere presto l’Arizona, il Michigan e l’Ohio.  

La macchina politica dei due partiti si sta muovendo con l'obiettivo del 2022, per le quali i Democratici arriveranno come favoriti per il controllo del Senato ma sfavoriti circa il mantenimento della maggioranza alla Camera. Se, invece, le politiche dell’amministrazione Biden dovessero far prevalere il partito del presidente, sarà quasi certa una sua ricandidatura nel 2024, con una posizione di forza sia rispetto ai suoi avversari interni che a quelli repubblicani. Al contrario, una sconfitta nel 2022, con la perdita di parte della Camera o del Senato, potrebbe comportare un’amministrazione bloccata con il Congresso contrario alle politiche del Presidente, incapace di promuovere la propria agenda, ma anche un suo definitivo ritiro dalla politica, facendo sì che anche le primarie dei Dem oltre che quelle del GOP risultino particolarmente affollate.