Le mappe della polarizzazione

Le mappe della polarizzazione

Secondo uno studio dell'Harvard University 180 milioni di americani vivono separati a seconda della loro ideologia politica. Gli effetti di questa polarizzazione potranno segnare il futuro politico degli USA.

Secondo uno studio dell'Harvard University 180 milioni di americani vivono separati a seconda della loro ideologia politica. Gli effetti di questa polarizzazione potranno segnare il futuro politico degli USA.

A cura di Anna Zambonin

Dalle elezioni del 2008 in poi, gli Stati Uniti si sono sempre più politicamente polarizzati al loro interno. In passato le divisioni erano principalmente tra Nord e Sud della nazione: i Democratici tendevano a vincere nel Nord Est e sulla West Coast, mentre i Repubblicani erano la maggioranza assoluta al Sud e nelle zone rurali del Paese. Questo è il quadro che spesso si delinea quando si parla di divisioni politiche negli USA. Tuttavia, oggi stiamo assistendo ad una divisione sempre più netta all’interno dei singoli stati federali. Tale divisione è ben rappresentata dai risultati elettorali delle ultime presidenziali: Joe Biden ha vinto in nove delle dieci città più urbanizzate del Paese, mentre Donald Trump in otto delle dieci più rurali.

Spesso però si tende sempre a pensare agli estremi – città vs campagna, nord vs sud – e non si presta attenzione a cosa avviene nel mezzo. Il duello tra Biden e Trump infatti si è concentrato in quelle aree abitate chiamate “suburbs”, le periferie o i sobborghi dove i Repubblicani avevano vinto nel 2016, e che sono passati ai democratici nell’ultima tornata elettorale.

The ‘rural-urban divide’ furthers myths about race and poverty—concealing effective policy solutions
This piece presents two societies so fundamentally opposed they barely belong to the same world, framing urban America as diverse, educated, and economically productive and rural America as white, dependent on dying industries, and characterized by stagnation, decline, and despair.

Queste aree si trovano al confine dei grandi centri urbani e nel corso degli anni sono diventate etnicamente meno omogenee e con una popolazione sempre più benestante ed istruita – che vota spesso per i Dem. Questo spostamento dei democratici dalle grandi città è dovuto a diversi fattori: uno fra tanti è l'elevato prezzo delle abitazioni nei centri urbani, che li ha portati a mantenere il lavoro nelle città, ma a spostarsi nelle periferie per vivere.

Le persone invece che già risiedevano in questi sobborghi e si ritenevano repubblicane, ma moderate, non si sono più ritrovate nel mutamento del loro partito, ormai sempre più a destra.

Se ci spostiamo verso i centri urbani, caposaldo del Partito democratico, notiamo invece una spaccatura all’interno dei singoli Stati ancora più evidente: non solo gli elettori sono nettamente divisi tra città, periferie e campagne, ma lo sono anche all’interno dei quartieri delle medesime aree metropolitane.

Lo dimostrano queste immagini pubblicate dal New York Times. 180 milioni di elettori democratici e repubblicani vivono separati gli uni dagli altri e questo ci fa domandare quanto le scelte di vita delle persone siano allineate all’appartenenza politica e quanto possano influenzarsi tra di loro.

Atlanta, Georgia
Austin, Texas

I sostenitori del gerrymandering trovano terreno fertile in un contesto come questo, dato che diventa molto semplice comprendere chi vota per un partito o per l’altro e dunque delimitare le circoscrizioni all’interno delle città per favorire questo o quel partito. Ma a lungo andare potrebbe essere deleterio per il governo stesso, erodendo le fondamenta di un sistema bipartisan già abbastanza precario.

Secondo una ricerca di Harvard portata avanti da Ryan Enos e Jacob Brown, quando dei gruppi sociali si dividono così nettamente non è mai un bene, poiché si sviluppano fenomeni come la segregazione razziale e religiosa o squilibri di potere. I due partiti però sembrano ignorare tale avvenimento e al contrario lo considerano vantaggioso, ma senza notare che in questo modo non si fa altro che aumentare la polarizzazione tra i due partiti e rendere più difficile creare solidarietà tra gruppi sociali diversi.

Come ci si potrebbe aspettare di cambiare opinione su qualcosa se si ascolta solo chi la pensa come noi?

Milwaukee, Wisconsin
Denver, Colorado

Un’altra dimostrazione di tale divisione la propone sempre il New York Times con questo quiz. Il giornale ha selezionato 10 mila quartieri e la domanda con cui inizia il “gioco” è: “se ti lasciassimo in uno di questi quartieri sapresti dire per chi ha votato la maggior parte dei loro abitanti?” e chiede di selezionare Biden o Trump.

Inizialmente sembra facile, si ragiona a seconda del clima, dei modelli di macchina parcheggiata, delle tipologie di case e così via, ma in realtà questi semplici criteri risultano ingannevoli. Nel momento in cui si intuisce che il quartiere si trova in Florida viene automatico pensare che gli abitanti abbiano votato per Trump, ma alla fine si scopre che spesso non è così, nonostante ci si trovi di fronte a quartieri molto simili fra loro in diverse città. Un altro esempio sono i quartieri di San Antonio, in Texas, uno Stato da sempre roccaforte dei repubblicani, dove però gli abitanti hanno votato più che in passato per i Dem.

Questo semplice quiz non fa altro che avvalorare la tesi che le divisioni politiche siano indirizzate sempre più oltre il classico schema città-periferia-aree rurali o Nord-Sud. Quando pensiamo quale possa essere una via d’uscita, Enos e Brown ci ricordano che questo fenomeno sia auto-rinforzante, perché le persone vorranno abitare dove sanno di avere dei vicini con abitudini affini, generando un circolo vizioso difficile da arrestare.