Il sistema immobiliare americano ha problemi di razzismo
A cura di Roberta di Meo
“Possedere una casa è parte integrante del sogno americano e il motore principale per generare ricchezza e sicurezza finanziaria.” - Aja Whitaker-Moore
Negli Stati Uniti, il razzismo è un fenomeno che permea ogni ambiente della società e nella realtà statunitense può essere riscontrato perfino nel processo di finanziamento per acquistare una casa. Per decenni, i governi e i privati cittadini hanno impiegato tattiche esclusiviste per impedire agli afroamericani e ad altre persone di colore di creare ricchezza attraverso la proprietà della casa.
Sia attraverso decisioni politiche formali sia attraverso un persistente fallimento nell'emanare e far rispettare le leggi sui diritti civili, l'azione del governo, ma soprattutto la sua inazione, continua a minare la prosperità delle comunità minoritarie. Infatti, gli americani appartenenti a minoranze hanno più difficoltà a trovare e finanziare una casa, pagano tassi di interesse più alti una volta ottenuto un prestito rispetto alla loro controparte bianca ed è più alta la probabilità che siano vittime di prestiti predatori. Molti aspetti di questa ingiustizia sociale radicata e della disuguaglianza razziale derivano dal sistema abitativo del paese, che ha discriminato gli affittuari e i proprietari di case non bianchi, primi fra tutti gli afro-americani.
Le radici del razzismo immobiliare
La Grande Depressione portò nel 1933 al Home Owners’ Loan Act e alla conseguente creazione della Home Owners' Loan Corporation da parte del presidente Franklin D. Roosevelt e della ancora operativa Federal Housing Administration (FHA), che portò avanti la pratica del redlining. Con questo termine ci si riferisce allo sviluppo da parte del governo federale di mappe di ogni area metropolitana del paese,nelle quali veniva indicata la sicurezza residenziale attraverso un codice a colori – prima dalla Home Owners Loan Corp. e poi dalla FHA. I progetti, creati sulla base di valutazioni di finanziatori, imprenditori e periti, valutavano sostanzialmente il rischio sulla base della composizione razziale di un quartiere, designando quartieri prevalentemente non bianchi come pericolosi (“Hazardous”) e colorando queste aree di rosso. Altre parti delle città invece erano delineate in giallo e classificate come "in declino" perché, secondo le valutazioni dei periti, le famiglie nere le attraversavano quotidianamente. Questo processo ha perpetuato l'idea che i residenti di colore fossero finanziariamente rischiosi e una minaccia per i valori delle proprietà locali, negando alle famiglie afroamericane l'accesso al rifinanziamento dei mutui e alla sottoscrizione federale. Soprattutto, il redlining ha dato un forte impulso alla segregazione residenziale razziale e ha contribuito a inasprire il divario di ricchezza razziale negli Stati Uniti.
“Era la continuazione del presupposto che i politici avevano sulla superiorità dei bianchi, sull'inferiorità degli afroamericani e sul desiderio di tenere i due separati.”
— Richard Rothstein, Distinguished Fellow of the Economic Policy Institute
Nonostante lo smantellamento della Home Owners’ Loan Corp. verso la metà degli anni ’50 e l’approvazione da parte del Congresso del Fair Housing Act nel 1968, che aveva fra gli obiettivi principali quello di proibire la discriminazione razziale nelle vendite e negli affitti di abitazioni, più di 50 anni dopo la discriminazione razziale nel mercato immobiliare continua ad essere un problema concreto.
Negli Stati Uniti l'impatto più cruciale del divario razziale nella proprietà abitativa è che “possedere una casa fornisce ricchezza che puoi trasmettere alle generazioni future”, come sostiene Bryan Greene, direttore della politica per alloggi equi della National Association of Realtors. È un dato di fatto che le famiglie sia afroamericane che ispaniche facciano più affidamento sulle loro case per accumulare ricchezza. Infatti, quasi il 57% del patrimonio netto delle famiglie afroamericane è legato al valore delle loro abitazioni, mentre per i proprietari di case ispanici circa il 67% della loro ricchezza è nelle loro proprietà. La differenza con i proprietari bianchi è evidente, visto che le abitazioni ammontano solo al 41% del loro patrimonio netto. Ma se ragioniamo sul concetto nell’ottica di equità domestica, ovvero la differenza tra il valore di mercato della casa e l’importo dovuto a prestiti e mutui, ci accorgiamo che la ricchezza complessiva per queste famiglie è in realtà minore, poiché minore è il valore di mercato delle loro abitazioni.
A ciò va aggiunto che alle famiglie afroamericane vengono negati i mutui molto più spesso rispetto agli altri americani: si parla di circa il 24% delle richieste negate, rispetto a quasi il 20% per gli ispanici e il 14% per gli asiatici e per i bianchi. Nel primo trimestre del 2020, solo il 44% delle famiglie nere possedeva la propria abitazione, rispetto al 73,7% delle famiglie bianche. Il divario è più ampio in alcune città, con solo il 25% delle famiglie afroamericane che possiedono una casa a Minneapolis rispetto al 76% di famiglie bianche, che è il divario più ampio nelle città statunitensi con oltre 1 milione di residenti. Anche se sono in grado di acquistare una proprietà, i proprietari spesso devono affrontare un altro onere: accertamenti fiscali più elevati Una ricerca dell'Università dello Utah e dell'Università dell'Indiana ha scoperto che le famiglie non bianche pagano il 13% in più di tasse sulla proprietà rispetto a una famiglia bianca che vive in un’abitazione con simili caratteristiche.
L'Urban Institute afferma inoltre che le persone di colore hanno maggiori probabilità dei bianchi di perdere ricchezza durante le recessioni economiche a causa di licenziamenti di lavoro e pignoramenti delle case. Tali conseguenze negative si sono verificate durante la Grande Recessione e sembrano manifestarsi di nuovo durante la crisi economica indotta dal coronavirus. Oggi i redditi afroamericani in media sono circa il 60% dei redditi medi dei bianchi, ma la ricchezza afroamericana ammonta a circa il 5% della ricchezza bianca. La maggior parte delle famiglie della classe media in questo paese guadagna la propria ricchezza dal capitale che ha nelle proprie case. Quindi una delle cause di questa enorme differenza tra un rapporto di reddito del 60% e un rapporto di ricchezza del 5% sta nella politica immobiliare federale attuata nel XX secolo.
Ovviamente il gap persiste anche se si parla di affitti. Gli americani appartenenti a minoranze, ma in particolar modo gli afroamericani, pagano una sorta di extra: una “black tax” del 2% in più sulla quota d’affitto se decidono di vivere in un quartiere a maggioranza bianca. E più il quartiere è a maggioranza bianca, più il divario si allarga.. Infine, va sottolineato che più della metà delle famiglie afroamericane e latine sono affittuarie, mentre asiatici e nativi americani sono appena sotto questa soglia.
L’impatto del cambiamento climatico
Negli ultimi anni questa problematica è stata approfondita attraverso un legame significativo con le conseguenze del cambiamento climatico. In tutti gli Stati Uniti, in città come Baltimora, Dallas, Denver, Miami, Portland e New York, i quartieri più poveri e con più residenti appartenenti a minoranze sono colpiti da temperature più calde in estate rispetto alle parti più ricche e bianche della stessa città.
Nel 2016 le vecchie mappe risalenti all’epoca del New Deal sono state digitalizzate dagli storici dell’Università di Richmond e un loro recente studio ha evidenziato come in più di 100 città statunitensi i quartieri cosiddetti “redlined”, così come anche quelli delineati semplicemente “in declino”, sono oggi in media 3°C più caldi in estate rispetto alle aree un tempo favorite dai periti per le concessioni di mutui, con alcune città che vedono differenze di addirittura 6°C. In questi quartieri mancano puntualmente alberi e parchi che aiutano a rinfrescare l'aria, mentre si nota una presenza più elevata di superfici pavimentate, lotti di asfalto o autostrade vicine, che assorbono e irradiano calore. C’è anche da considerare il fatto che negli Stati Uniti le temperature eccessivamente alte sono il fenomeno meteorologico che causa più morti e che uccide fino a 12.000 persone l'anno.
Ora, mentre il riscaldamento globale causa ondate di calore sempre più intense, è necessario che il Paese elabori piani per adattarsi e confrontarsi con un'eredità storica che ha reso le comunità di colore molto più vulnerabili. Ciò dimostra come le disparità nell'accesso ai finanziamenti abbiano creato un effetto valanga che si è aggravato nel corso delle generazioni, coinvolgendo ambiti che probabilmente nessun membro dell’Home Owners Loan Corp. avrebbe pensato possibile.
L’innalzamento delle temperature non è l’unica conseguenza del cambiamento climatico che interessa il sistema abitativo della nazione. Un altro aspetto riguarda le inondazioni, una minaccia crescente per gli statunitensi. Se il fattore fondamentale che permette di individuare un quartiere ad alto rischio di inondazioni è la geografia, nuovi dati rivelano che spesso a fare le spese di questi fenomeni distruttivi sono le minoranze.
In 38 città metropolitane degli Stati Uniti, le case che sono ad alto rischio di alluvioni (per un valore che supera i 107 miliardi di dollari ) si trovano in quartieri storicamente colorati in rosso e in giallo. Queste abitazioni sono in termini di valore il 25% in più rispetto alle case ad alto rischio alluvionale situate in parti della città ritenute desiderabili, ovvero i quartieri bianchi. In altre parole, l'8,4% delle case in aree che una volta erano considerate indesiderabili sono ad alto rischio di inondazioni, rispetto al 6,9% delle case in aree ritenute desiderabili.
La disparità maggiore si trova in alcune grandi metropoli, tra cui Sacramento e Chicago. La causa va ricercata in decenni di disinvestimenti, che hanno reso intere zone non attrezzate a prepararsi e a riprendersi da disastri naturali e se questi eventi stanno diventando sempre più comuni, dati alla mano colpiscono maggiormente le comunità minoritarie. Dall'uragano Katrina nel 2005, i cui danni peggiori sono stati subiti da persone di colore per almeno il 75%, all'uragano Harvey nel 2017, durante il quale i neri e gli ispanici americani hanno avuto circa il doppio delle probabilità rispetto ai bianchi di rimanere indietro con i pagamenti del mutuo in seguito alla tempesta.
Annullare secoli di pratiche discriminatorie richiede uno sforzo concertato da parte del governo, del settore immobiliare, delle istituzioni finanziarie e delle organizzazioni no-profit per colmare l’enorme attuale divario. Ma è giunta l’ora per gli Stati Uniti di fare i conti con i problemi di razzismo che permeano ancora oggi il loro sistema abitativo, al fine di garantire a tutti gli americani l'opportunità non solo di costruire la propria ricchezza, ma anche di vivere più al sicuro possibile dalle conseguenze del cambiamento climatico.
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