Un anno dopo
Dal 6 gennaio 2021 a oggi la maggioranza dei deputati repubblicani ha cercato di minimizzare l’attacco al Campidoglio, spesso rifiutando di riconoscere la complicità del loro partito nella campagna di disinformazione di Trump sulle elezioni, che continua a promuovere teorie del complotto piuttosto che accettare la sua sconfitta elettorale.
"Il nostro partito deve scegliere", ha detto il 2 gennaio la repubblicana Liz Cheney – che è anche vicepresidente della Commissione parlamentare sui fatti del 6 gennaio. "Possiamo essere fedeli a Donald Trump o possiamo essere fedeli alla Costituzione, ma non possiamo essere fedeli a entrambi. E in questo momento ci sono troppi repubblicani che stanno cercando di dare voce all’ex presidente".




Trump ha trascorso gran parte della sua post-presidenza rilasciando false dichiarazioni sul voto del 2020. Ha spinto la presidente del Partito Repubblicano Ronna McDaniel e altri funzionari a sostenere in televisione che le elezioni sono state rubate. E ha provato a reagire al fatto che i repubblicani di spicco al Senato non sono stati disposti a fare eco alle sue affermazioni – e che una schiacciante maggioranza dei deputati un anno fa ha votato per certificare le elezioni.
Il consigliere capo del GOP Justin Riemer ha affermato che il partito sta lanciando una serie di nuove iniziative relative alle future elezioni, tra strategie per presentare cause legali negli stati, l’assunzione di più funzionari legati alle elezioni e il reclutamento di volontari. L’obiettivo è quello di arginare alcune delle critiche di Trump al partito, pur non approvando formalmente la sua retorica più incendiaria e falsa.
Intanto, nei colloqui con i candidati repubblicani che cercano la sua approvazione Trump solleva quasi sempre la questione della frode elettorale, cercando fedeli alleati in vista delle elezioni di midterm del 2022 e poi, forse, delle presidenziali 2024.